L’Associazione: ” Rischio desertificazione centri urbani, necessario regolare la concorrenza dell’e-commerce”
Il crollo delle nuove aperture di negozi in Abruzzo è più grave della media nazionale. Secondo una ricerca dell’Osservatorio Confesercenti, se nel 2013 avevano aperto in Abruzzo 1.039 nuove attività commerciali, nel 2023 siamo a quota 463, il 6 per cento in meno rispetto allo scorso anno e il 55 per cento in meno rispetto al 2013. Fra le regioni del sud è il dato più allarmante, il dato peggiore anche rispetto alle altre regioni adriatiche. E secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, ci si avvia alla desertificazione di interi comparti come edicole (-79%) e distributori di carburante (-80,3%), ma il crollo non risparmia alcun settore: abbigliamento (-60%), cartolerie (-72%), negozi di giocattoli (-66%), articoli da regalo (-91%), librerie (-45%), informatica (-51%). Più tenue, ma comunque sostanzioso, il calo fra gli intermediari del commercio (-48%).
«Il rischio è che il commercio al dettaglio scompaia non solo dai centri minori ma ormai anche dai centri medi e medio-grandi della nostra regione» sottolinea Daniele Erasmi, presidente regionale di Confesercenti Abruzzo e presidente nazionale di Fiesa Confesercenti, la federazione che associa la piccola e media distribuzione alimentare, «con pesanti ripercussioni sulla qualità della vita e dei servizi, sul valore degli immobili, sulla sicurezza delle strade. Le nuove generazioni sono spaventate da una burocrazia asfissiante, da una concorrenza senza regole delle grandi piattaforme del commercio elettronico, da margini sempre più sottili e da una difficoltà ormai strutturale di accesso al credito, che non accenna a invertire la tendenza. Paradossalmente la situazione si fa sempre più complicata: basti pensare alla recente richiesta del governo di adeguare i registratori di cassa, con esborsi a partire da 120 euro, e i nuovi obblighi di comunicazione sui dati societari, balzelli su balzelli ai quali è difficile stare dietro per chiunque, figuriamoci per un piccolo imprenditore». Anche i dati sui prestiti, secondo i numeri dell’Istituto Tagliacarne su dati di Banca d’Italia, confermano che a luglio c’è stata una brusca frenata nel campo dei servizi, con un picco del -4 per cento nel Pescarese rispetto alla fine del 2022.
«Ormai si rende indispensabile un intervento regolatore dello Stato e direi degli Stati per normare la concorrenza fra il commercio fisico e le piattaforme online, che non sono tenute neppure al pagamento delle tasse e dunque rappresentano una enorme concorrenza sleale per chi è tenuto al rispetto delle regole» sottolinea il direttore regionale Lido Legnini, «ma c’è anche la possibilità che la Regione faccia del suo. Sul credito si può fare come altre regioni, che hanno introdotto strumenti per agevolare la concessione di finanziamenti a tasso agevolato e con la riduzione dei costi di garanzia. E si può alzare la voce per chiedere di modificare la sempre meno equa data di inizio dei saldi di fine stagione, sempre più adattati alle esigenze delle grandi catene a discapito dei negozi indipendenti che fanno fatica. La Regione può aiutare anche il ricambio generazionale con strumenti incentivanti innovativi. Non bisogna dunque aspettare per forza interventi da parte del legislatore, che sarebbero senza dubbio più incisivi: se altre regioni registrano numeri meno allarmanti dell’Abruzzo vuol dire che si può provare ad invertire la rotta».
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